venerdì 19 giugno 2009

Camilleri, what else?

Come è possibile che al solo vedere un nuovo libro di Camilleri venga colta da un raptus incontrollabile e che riesca a pensare solo... devo averlo, devo leggerlo... mio te-so-ro (con rantolo finale)?

Coma mai, finchè non sono giunta all'ultima pagina del medesimo, non riesco a fare nient'altro che leggere... la casa resta a soqquadro, marito e figli devono accontentarsi di pane e pomodoro (buono però), al telefono mi faccio negare, a scuola, con i miei alunni, parlo in siciliano... eh, si anche questo mi succede. Durante la lettura di un libro di Camilleri e dopo (per un be po') parlo, meglio, penso in siciliano! Mi scanto invece che spaventarmi, gli occhi mi fanno pupi pupi quando sono stanca e vado santianno casa casa quando mi arrabbio!


Insomma tutti i sintomi della camilleria, sorta di febbre maligna e improvvisa, fra l'altro infettiva. Molte mie amiche sono ormai anche loro vittime di questo grande vecchio della letteratura italiana.


Accidenti se solo fosse nato nel Due- Trecento, in mezzo ai cantori siciliani! Che dite, avrebbe fatto le scarpe a Dante? Secondo me, si e oggi parleremmo siculo e non fiorentino, ci scommetto!


Ma come avrei fatto io a vivere senza gli Arancini di Montalbano o il Birraio di Preston?


E, ora veniamo a noi!

L'ultimo libro di Camilleri, Il sonaglio, è assolutamente imperdibile. Una delle storie d'amore più commoventi che abbia mai letto, anche se una delle protagoniste è... una capra. Eppure mai vicenda è stata narrata con una simile delicatezza e con tanta magia.
Umano, doloroso, umoristico, magico , indimenticabile.
E... vi assicuro, a volte mi sembra che Il sonaglio mi risuoni ancora nelle orecchie... lontano, lamentoso, querulo, solitario, struggente.


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